In occasione di uno dei suoi recenti seminari tenutosi a Cagliari, Alberto Pellai è tornato sull’efficacia della Narrativa Psicologicamente Orientata (NPO) (per un approfondimento vedi shorturl.at/jlJPT ) per mobilitare e nobilitare la letteratura come uno dei migliori alleati dei bambini nel processo di riconoscimento delle proprie emozioni.
Da questo punto di vista il web è ricchissimo di ulteriori esempi e contributi…Siccome però la NPO più efficace è quella che parte dalle situazioni di ciascuno, essa richiede in qualche modo una qualche abilità… letteraria.
Fondamentale in questo senso è il ruolo dell’adulto, genitore, educatore e insegnante nell’apprendere egli stesso per primo tale abilità (forte della chiarezza dell’obiettivo e della conseguente perseveranza) per poi aiutare i piccoli nell’imparare a trasfigurare la realtà attraverso il “cuscino” protettivo della storia. Anche la metafora, nella nostra pratica, ha sempre rivestito un’analoga funzione, come avremo modo di raccontare.
Sennonchè, ciò che sembra una tecnica di mera sopravvivenza da usare nei momenti più difficili, si rivela un investimento per il futuro, dato che, come spesso accade, ciò che ci induce ad aumentare le nostre capacità pressati dalle circostanze, ci può dare anche la possibilità di metterle e farle mettere ai nostri ragazzi nella nostra e loro brava valigetta degli attrezzi, sempre a portata di mano per il futuro.
Un esercizio in qualche modo preparatorio a tale pratica può esser tratto anche dal nostro libro Reti di formazione alla nonviolenza, Torino 1999, che sviluppa il testo originario Percorsi di formazione alla nonviolenza, di cui abbiamo già iniziato a parlare in precedenza.
L’esercizio cui ci riferiamo si intitola Storia a puntate e lo trovate al termine di questo scritto.
L’approdo però ad un esempio di Narrativa psicologicamente orientata può prendere lo spunto proprio dall’attuale situazione di lotta, che stiamo vivendo, contro il Covid-19, il cui nome sembra quello di un personaggio extraterrestre, particolare su cui già si può far leva per far galoppare la fantasia.
Qui sotto più semplicemente, invece, presentiamo, a titolo di esempio, una filastrocca che nasce come un gioco di parole a partire dal termine virus… L’uso della rima baciata, oltre ad essere facilmente riproducibile, si presta a presentare il virus come un qualcosa di cui portare rispetto e col quale si cerca di dialogare come pretesto per richiamare le regole sanitarie da osservare per evitarlo.
titolo: Virus…virus delle mie sbarre: chi è più duro di pellame?
Caro virus, il mio dottore dice che hai la corona. Dimmi, ma sei un re?
Lo sai che oggi sei molto inviso?
Lo sai che mi ricordi una formica che ho visto sul Monviso?
Lo sai che per non incontrarti dobbiamo lavarci bene le mani e il viso?
Ma sei come Mommoti che nonna chiamava per farmi finire il riso?
Lo sai che all’ inizio ti hanno tutti deriso?
E tu hai fatto camminare il tuo esercito di riso in riso…
Dai, oltre alla corona, non aver paura, vogliamo un selfie col tuo viso!
Quando l’adulto si trova all’inizio del suo percorso di apprendimento della tecnica, non deve puntare a risultati ecclatanti…in quanto ciò che importa è mettere in campo una strategia di ri-narrazione della realtà che insegni al bambino che l’articolazione delle parole concatenate per assonanza hanno lo scopo di stemperare la sua paura: rallentandone il ritmo di emersione egli impara a conoscerla e a gestirla. Altrimenti questa verrebbe veicolata soltanto in espressioni verbali non elaborate che, non soddisfando l’esigenza di addolcimento dell’incontro con la realtà, lascerebbero libero campo ad altre forme di reazione, quali quelle di paura, terrore e angoscia. Cadendo nel circolo vizioso della paura della propria paura…
Da questo punto di vista dobbiamo sempre avere presente l’insegnamento di un autore come Henry Laborit, che, nei suoi magistrali testi, L’elogio della fuga, Milano 1982 e La colomba assassinata, Milano 1985 ci propone nel linguaggio il più potente strumento di mediazione con la realtà.
Parafrasandolo potremmo dire che chi ha un buon alleato nella parola, ha maggiore capacità di assorbire i colpi inferti dalle vicende della vita. A questi appuntamenti bisogna prepararsi per tempo con uso della parola che comunque già arricchisce il nostro quotidiano.
A me ad esempio hanno insegnato in questo modo a vivere sia una realtà fatta di oggetti che una, parallela, fatta dei nomi di quegli oggetti. Sino a non essere molto lontani dalla realtà se vi dico che mentre qualcuno mi parla, è come se sopra la sua testa cominciassero a galleggiare dei fumetti che riproducono per iscritto ciò che mi sta dicendo… Ecco perché, appena mi hanno parlato del Corona Virus…ho pensato ad un re incoronato…e il resto è la storia della filastrocca che avete letto sopra e il cui titolo prende spunto, con un’assonanza, da un frammento della classica fiaba de La Bella addormentata.