Lavando l’elefante! Dalla fissità percettiva al complottismo

Il titolo del brano di oggi corrisponde, sino al punto esclamativo, a quello di un gioco training dedicato alla fissità percettiva. E ciò sebbene sia stato sempre un nostro preciso proposito quello di non assegnare  una specifica finalità ai giochi dei nostri manuali: proprio per non rinforzare quella stessa fissità ed anzi combatterla, non solo con questo strumento, ma con l’intera esperienza training.

Il meccanismo che sortisce dalla lettura del gioco, che proponiamo al termine del presente scritto, comporta che, una volta che individuiamo alcuni capisaldi del nostro modo di pensare, tutto ciò che ci capita viene utilizzato per rinforzare le nostre credenze, piuttosto che per metterle in discussione. In questo modo contravvenendo ai consigli, validi anche in campo educativo, che possiamo ricevere dal falsificazionismo di cui si fa promotore, come accennato in precedenza, Karl Popper.

Ben inteso, in linea di principio, la coerenza è positiva e pure necessaria, perché altrimenti saremmo sempre in balia degli eventi: ogni avvenimento, difatti, potrebbe mettere a soqquadro l’esperienza sino a quel momento acquisita e ne andrebbe di mezzo pure la nostra stabilità mentale. Il problema però si pone quando ciò avviene di fronte non a situazioni ambivalenti, che con fantasia inseriamo nel solco di quanto già appreso, ma di fronte a fatti dirompenti del nostro ordine precostituito: la nostra visione del mondo, per intenderci.

Certamente, un tale giudizio di assoluta diversità della nuova esperienza non può scaturire che dal confronto con gli altri, cosa che non accade se però agiamo in solitudine e per giunta stretti dalla necessità di prendere le decisioni in fretta. Condizione in cui la nostra mente si manifesta in tutta la sua capacità automanipolatoria, sino a farci vedere solo quello che vogliamo che ci mostri….

Stiamo, così, segnalando un altro punto a favore del confronto (e del lavorare in gruppo) sia perché, come si dice, quattro occhi vedono più di due, ma, soprattutto, perchè in questo modo si è capaci di avere un approccio complesso alla realtà altrimenti caotica. Potremmo dire che agire da soli se non sempre ci rende più tristi, però forse ci fa rischiare di essere più rigidi e dunque autoreferenziali?

Teniamo conto, peraltro, che rigidità percettiva e pressione del tempo sono due fattori che non solo agiscono insieme, ma in sinergia, per cui più fretta abbiamo e più forte diventa l’irrigidimento…su ciò che pensiamo di vedere.

Da questo punto di vista, vale la pena citare l’episodio raccontato da Paul Watzlawick nel suo mai abbastanza riletto Istruzioni per rendersi infelici, Milano, 1984. Ad un matto che a periodi regolari di tempo batte le mani, viene chiesto il perché di ciò. Egli risponde “per scacciare gli elefanti!”. E a chi gli fa notare che nella stanza non ci sono elefanti, egli prontamente ribatte: “Appunto!”. Come dargli torto?

Uno dei due fattori sui quali potremmo agire è, come abbiamo detto più volte, il fattore tempo, con conseguente rallentamento dei ritmi di azione. Ma non certo per guardare con sussiego il barista che sembra la dea Kalì per come ci serve il più velocemente possibile, come per dirgli “non voglio aumentare la tua alienazione”, ma perché probabilmente è questo aspetto il granellino da inserire negli ingranaggi della macchina che annulla la nostra abitudine e pian piano la nostra stessa capacità di autodeterminarci.

Un tempo la velocità rappresentava un potenziamento delle capacità della nostra specie, ora, invece,  è diventata così sovrabbondante da trascinarci…Il meccanismo è ben noto ai ciclisti quando vanno fuori giri, ossia i pedali diventano troppo veloci rispetto alla velocità massima della pedalata. Ma anche i motori possono andare fuori giri…. Storicamente l’inno alla velocità coincideva con l’ammirazione per la rapidità con cui le macchine facevano in minor tempo e meglio ciò che facevano gli uomini. Ma ora? Ora non siamo oltre la soglia se assistiamo non solo alla produzione a ciclo continuo  di beni in quantità tale da rinviare ad un secondo momento il problema di chi li comprerà, ma pure al recentissimo esordio dello scienziato robot?

Lo stesso nome dei Rolling Stones, pare sia un inno implicito alla velocità, se è vero che la canzone da cui l’hanno preso evoca un proverbio, alla base della canzone Rolling stone di Muddy Waters che dice, grosso modo, che sulla pietra che rotola non cresce il muschio…

Ma come si fa a rallentare se tutto attorno a noi sembra funzionale alla rapidità?

Nel dare una risposta alla domanda bisogna prestare molta attenzione in quanto potrebbe indurci a ritenere che la risposta non dipenda da noi…Se così fosse saremmo, senza avvedercene, già dentro il percorso che ci porta al complottismo.

Nel brano precedente abbiamo detto che tale fenomeno costituisce in fondo una forma di ottimismo, in quanto implica che vi sia da qualche parte qualcuno più abile e razionale di noi capace di costruire una micidiale trappola che ci tiene in scacco.

Il tentativo di individuare le possibili cause dell’insorgenza del virus dell’attuale emergenza sanitaria, ad esempio, ha rappresentato in modo egregio il terreno su cui il complottismo si è potuto esercitare nelle più svariate forme di sofisticatezza. Ci sono stati persino  coloro che  hanno accusato della sua diffusione addirittura gli extraterrestri ben consapevoli, forse, che non ci sarà nessuna querela in risposta alle accuse. In caso contrario, infatti, (al di là del fatto che non vorrei essere nei panni dell’agente di polizia che dovesse riceverla di persona…la querela) gli alieni tradirebbero la loro presenza sulla Terra con un risultato ben più clamoroso dell’individuazione dell’untore…si avrebbe la definitiva certezza che esistono e capiscono, come lo chiamiamo?, il terriano…anche se  a cominciare da delle accuse (che non sono proprio un augurio di benvenuto!).

Questa non è ironia estemporanea, dato che il complottismo sarebbe nato da un scherzo (per dimostrare che ciò  non è una fake news, vedi per un approfondimento https://bit.ly/3jBtzGe ) il cui effetto, probabilmente, si sarebbe esaurito molto presto se non ci fosse stato chi ne trasse ispirazione, per una produzione letteraria che poi ha germinato quella mentalità di cui stiamo parlando (vedete, si conferma così anche la teoria dei tre mondi ancora una volta di Karl Popper…).

Insomma, dato che pare che del complottismo, così spesso biasimato, non possiamo ormai più liberarci, un po’ come accade per i generi letterari nuovi o in genere per le invenzioni più riuscite…propongo allora di giocarci sopra….

In primo luogo provando a smitizzarlo.

Infatti, per quanto riguarda il Covid-19, non credo ci sia bisogno di urlare al complotto, perché se si attivano (peraltro mica da oggi…) con insistenza e per secoli meccanismi di decimazione della specie umana…la comparsa di virus o di altri eventi catastrofici può essere un fenomeno naturale provocato della sovrappopolazione e dell’eccessiva impronta ecologica. Per una sua impressionante rappresentazione in tempo reale, dopo aver preso bene fiato, vai ad esempio, a La salute della Terra in tempo reale

In secondo luogo, possiamo immaginare una forma di metacomplottismo per cui il complottismo potrebbe essere diffuso da chi, forse, perchè no? dallo stesso manipolo di persone che controllerebbe il mondo. I signori della Silicon Valley, ad esempio, che  una volta resisi conto di aver perso il controllo sugli effetti generati da ciò che hanno introdotto, cercano di correre al riparo….

Fuori dal linguaggio cifrato stiamo facendo riferimento alle nuove tecnologie nel campo della comunicazione.

Sono state e sono tuttora un business e per questo sono sorte e si sono diffuse…

Sennonché se ben usate, potrebbero farci passare da fruitori passivi ad un ruolo attivo più di quanto non sia avvenuto con le vecchie tecnologie?

Ecco che allora le cautele, le demonizzazioni e persino la messa in luce degli effetti nocivi del loro uso, campagna meritoria alla quale noi stessi partecipiamo attivamente, possono essere un loro tentativo di convincerci ad loro un uso timido…sotto potenziato e triste. Cosa non difficile per la specie umana da sempre bombardata da messaggi punitivi e da sensi di colpa e ancor più facile data l’effettiva difficoltà ad avere una conoscenza piena degli effetti di tali strumenti…

Insomma questi valligiani vip, dopo aver creato i nuovi prodotti per una connessione multipla e universale, potrebbero essere gli stessi ad avere l’interesse, paradossalmente con iniziative legate al concetto di Responsabilità sociale d’impresa, ad assumere il ruolo di…consiglieri della moderazione nell’uso delle nuove tecnologie…per timore che un loro uso pieno produca forme di organizzazione orizzontali, difficilmente controllabili.

Una sorta, dunque, di eterogenesi dei fini…Del resto abbiamo presente le primavere delle recenti rivoluzioni? E i flash mob? E il boicottaggio dei comizi di qualche grande della Terra?

Non vi ricorda tutto ciò, la vicenda di Alfred Bernhard Nobel, che dopo aver inventato la dinamite,  istituisce col suo nome il concorso a premi per le migliori menti dell’umanità?

Vi convince questo metacomplottismo? Avete dei dubbi? Badate che non è difficile convincersi della sua efficacia…basta far leva su tutto ciò che sembra confermarlo ed escludere i dati irrudicibili…il contrario del falsificazionismo…

In definitiva, se siamo intrisi di complottismo, tanto vale prenderlo sul serio e non usarlo a mezzo servizio…non vi pare?

Pier Gavino Sechi.

P.S.

per sicurezza, consigliamo una rapida lettura dell’articolo…prima che possa essere rimosso da terzi…e non per essere complottisti…(?): qui gatta…ci Covid!