Cosa pensa quiz?

Premessa

Il gioco che evochiamo oggi Cosa pensa quiz? (vedi sotto) testimonia col titolo il periodo storico in cui è stato inventato. Si ispira, infatti, a quella serie di invenzioni televisive di Renzo Arbore che in quel periodo tanto incisero sul costume.

A noi interessa oggi riproporlo sia quale versione ridotta del già descritto gioco Dialogo dei trainers, che per la sua contiguità con la didattica delle domande legittime per cui rimandiamo al libro, breve ma dalla doverosa lettura, di Daniele Novara,  L’ascolto si impara, Torino, 2003.

Leggere nella mente degli altri ha rappresentato da sempre un desiderio inconfessabile per chiunque.  Sennonché appartiene a quelle possibilità che invece sono rimaste inesplorate. Anche laddove si sia cercato di far leva sull’uso di stratagemmi raggruppabili, per comodità, nella categoria delle macchine della verità, dalla sinistra suggestione poliziesca.

A ben pensare se si potesse leggere nella mente del nostro simile, al di là dello sgradevole regalo degli psicoreati di orwelliana memoria, probabilmente non sarebbe esistita la storia e probabilmente neppure la vita sulla terra per come la sperimentiamo oggi. E poiché  con l’Intelligenza artificiale stiamo andando verso quella direzione, se non vogliamo che i frutti di tali possibilità si trasformino in mezzi di dominio, si pone una necessità. Che essi siano alla portata di tutti. Rinnovando la sfida delle pari opportunità. I cui ritardi determinano il grottesco risultato per cui principi sacrosanti, a causa degli eterogenei livelli di attuazione, possano rivelarsi forse peggiori della loro assoluta negazione.

Il problema del pensiero  immediatamente intellegibile o meno si pose già anticamente tanto che il mito racconta che al momento di decidere se il pensiero fosse subito leggibile sulla fronte o dentro la testa degli animali, gli dei optarono per questa seconda soluzione.

Del resto a ben pensarci, anche l’uomo più retto per poter scegliere se fare il bene o il male, ha la necessità di rappresentarsi sia l’uno che l’altro. Col paradosso che se venisse giudicato appena gli si leggesse in fronte il male verrebbe punito come empio mentre invece non ha ancora agito in tal senso.

 

 

 

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Pier Gavino Sechi.