Croci e cerchi

Premessa

C’è un altro modo per valorizzare l’esperienza del training alla nonviolenza con i giochi raccolti nei testi che abbiamo scritto. Prendere uno degli innumerevoli giochi descritti e, come se fossimo dei trainati, provare a partecipare idealmente alla fase della valutazione che tipicamente chiude ogni fase di lavoro.

Il che è come continuare il viaggio sulla nostra navicella come viaggiatori continuamente sottoposti ai giochi, agli esercizi e alle invenzioni delle tre scimmiette che la guidano.

Ma al contempo è un modo per tenersi continuamente allenati per rispondere con prontezza a ciò che si incontra fuori dall’astronave. Ossia giocare ad interpretare fatti nuovi a partire da ciò che siamo, secondo quel gioco di specchi con cui un autore come Hans Georg Gadamer concepisce l’interpretazione.

Peraltro il richiamo a questo autore ci appare molto in sintonia con la nostra esperienza del gioco. In ogni esperienza ludica, infatti, incontriamo noi stessi, reagendo così al senso di estraniamento che ci suscita, ma al contempo ci trasforma, nel senso sia che ci dilata  che ci da un’altra immagine di noi. Nel gioco l’abilità del giocatore consiste proprio nel passare il più velocemente possibile dal sentirsi strano al sentirsi straniero, così da capire meglio ciò che ha e godere delle novità.

Allo stesso tempo ci ricorda che interpretare, con quel il suffisso inter, costituisce un gioco relazionale tra noi e ciò che ci sembra all’inizio estraneo. Per giungere a cogliere che ,se ci poniamo in posizione di ascolto, in esso troviamo molto di noi. Che funge da chiave, per quanto iniziale, con cui permetterci la comprensione.

La creatività, a questo punto non sembra più  un privilegio per pochi, ma il risultato, come una sorta di scintilla, che scocca dall’incontro tra ciò che già ci appartiene e ciò che con l’interpretazione cerchiamo di fare nostro, dandogli un senso.

Dati questi presupposti non solo tutto è “giocabile” nel senso che può essere affrontato secondo l’approccio che stiamo cercando di descrivere, ma tutto diventa “inter-essante”. Come se ogni cosa che vediamo fuori dall’oblò (o dentro la navicella sottopostoci dalle nostre  beffarde e ineffabili scimmiette) fosse un oggetto pronto ad incastrarsi con i nostri sensi per diventare qualcosa di significativo.

Questo processo può essere visto anche come un metodo per mantenersi sempre in esercizio nella difficile e sottile arte dell’ apprendere.

Una fase successiva all’incontro tra me e “l’oggetto volante non (ancora) identificato”: non solo cioè dandogli un senso ma catalogandolo in uno uno spazio degli scaffali della nostra ideale “biblioteca” mentale.

E’ però possibile anche l’operazione opposta, ottenibile attraverso il gioco, non presente nei nostri manuali, in quanto frutto di successiva invenzione, dal titolo, appunto, di Biblioteca parlante.

Di che cosa si tratta?

E’ presto detto.. Prima percò occupiamoci dell’esercizio Croci e cerchi che riportiamo sotto.

 

……..CONTINUA…………

Pier Gavino Sechi.